Negli spazi del padiglione Venezia Michele De Lucchi con il suo AMDL Circle ha allestito la mostra Education Stations: Sapere come usare il sapere, proponendo una specifica declinazione del programma Earth Station, già avviato dal 2018; la proposta è illustrata da un repertorio di modelli concettuali e di progetto, da un’ampia quadreria che raccoglie i numerosi disegni di speculazione formale e coronata da cinque sculture aeree realizzate dal laboratorio di scenografia de «La Fenice» di Venezia. Se è vero che proiezione e previsione condividono la stessa radice di progetto, allora è chiaro che il futuro sia la direzione implicita del fare progettuale e della elaborazione teorica che lo alimenta. Questo orientamento non è emerso in maniera esplicita nei manifesti delle ultime biennali concentrate, almeno nel programma, sull’interpretazione del presente, nelle sue manifestazioni materiali (i Fundamentals di Koolhaas nella 14a edizione) o sull’esistente e la modificazione (il Freespace delle Grafton nella 16a edizione e gli innesti di Zucchi nella 14a edizione). L’interrogativo posto in questa edizione, Come vivremo insieme, forse troppo ampio e generico alla sua uscita, ha acquistato, proprio grazie al ritardo e agli impedimenti dovuti alla situazione sanitaria, una pregnanza e un’urgenza inaspettate. Il futuro torna quindi a sollecitarci in forma diretta, anche se l’architettura messa in atto e costruita è sempre costretta a scontare un ritardo di fase, per cui il futuro è normalmente già passato quando si abitano dei luoghi pensati anni prima. La condizione

L’architettura ci salverà? / Lambertucci, F.. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - Anno LVI:164(2021), pp. 66-73.

L’architettura ci salverà?

F. Lambertucci
2021

Abstract

Negli spazi del padiglione Venezia Michele De Lucchi con il suo AMDL Circle ha allestito la mostra Education Stations: Sapere come usare il sapere, proponendo una specifica declinazione del programma Earth Station, già avviato dal 2018; la proposta è illustrata da un repertorio di modelli concettuali e di progetto, da un’ampia quadreria che raccoglie i numerosi disegni di speculazione formale e coronata da cinque sculture aeree realizzate dal laboratorio di scenografia de «La Fenice» di Venezia. Se è vero che proiezione e previsione condividono la stessa radice di progetto, allora è chiaro che il futuro sia la direzione implicita del fare progettuale e della elaborazione teorica che lo alimenta. Questo orientamento non è emerso in maniera esplicita nei manifesti delle ultime biennali concentrate, almeno nel programma, sull’interpretazione del presente, nelle sue manifestazioni materiali (i Fundamentals di Koolhaas nella 14a edizione) o sull’esistente e la modificazione (il Freespace delle Grafton nella 16a edizione e gli innesti di Zucchi nella 14a edizione). L’interrogativo posto in questa edizione, Come vivremo insieme, forse troppo ampio e generico alla sua uscita, ha acquistato, proprio grazie al ritardo e agli impedimenti dovuti alla situazione sanitaria, una pregnanza e un’urgenza inaspettate. Il futuro torna quindi a sollecitarci in forma diretta, anche se l’architettura messa in atto e costruita è sempre costretta a scontare un ritardo di fase, per cui il futuro è normalmente già passato quando si abitano dei luoghi pensati anni prima. La condizione
2021
architettura; futuro; educazione
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
L’architettura ci salverà? / Lambertucci, F.. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - Anno LVI:164(2021), pp. 66-73.
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